INDAGINI TECNICHE PRELIMINARI 1

Le indagini diagnostiche effettuate alla fine del 2008 sulla fornace “Bianchi” ed il monitoraggio strutturale installato sulla struttura a partire dall’aprile del 2008 sino al novembre del 2008 hanno fornito le indicazioni per la definizione del progetto di consolidamento strutturale di tipo conservativo . A questo si è aggiunto un restauro, anch’esso fortemente rispettoso della preesistenza materiale che ha riguardato le superfici murarie e tutti quegli elementi connessi alle lavorazioni che in questo sito venivano praticate (vasche, depositi…). L’area di archeologia industriale che ne è risultata è stata poi oggetto di un intervento di valorizzazione ampiamente discusso e valutato da tutte le istituzioni coinvolte . La struttura attuale della fornace è il risultato di più accorpamenti e parziali demolizioni che dal XIX secolo si sono verificati quasi senza soluzione di continuità. In realtà ciò che in maniera sbrigativa viene definita “Fornace Bianchi” è in realtà la fusione di tre distinti forni da calce realizzati in tre momenti diversi (fig.1a, fig.1b). Attualmente dei forni di cottura rimangono visibili e sostanzialmente integri solo due (fig.1d) e cioè le due fabbriche più antiche. La porzione, tra le due superstiti in elevato, di più recente costruzione, corrispondente alla fornace posta ad est, è composta da una “C” semplicemente addossata al resto della fabbrica (fig.1c e fig.1d). La camera di cottura della terza, la più recente, è crollata poco tempo prima che si intraprendesse il restauro del complesso. Rimangono però, ancora visibili, i locali al piano terra legati alle lavorazioni ed al deposito del materiale.

 

Il manufatto, all’epoca delle prime indagini diagnostiche, presentava un significativo stato lesionativo e di degrado riconducibile essenzialmente allo stato di abbandono. Sulle murature erano presenti delle lesioni di entità significativa con un andamento prevalentemente verticale e, in alcuni punti, mancanze murarie. La fornace non aveva più nessun tipo di copertura e in sommità i camini dei due forni erano a cielo aperto (fig.1c). A differenti livelli aveva diverse cerchiature, costituite sia da catene con bolzoni sia da fasciature metalliche esterne. Queste ultime sono risultate completamente inefficaci e ancorate in modo precario sulla struttura. Per tale motivo, al fine di poter eseguire la campagna di indagine diagnostica e di rilievo in sicurezza, gli elementi metallici pericolanti sono stati rimossi. Molti dei bolzoni presenti su entrambi i forni sono posti in prossimità dei cantonali e, analizzando la direzione di imbocco delle catene nella muratura, appare come in alcuni casi queste siano poste a cucitura dei cantonali stessi .

Per ovviare a questo stato di degrado e per poter, allo stesso tempo, essere rispettosi del manufatto e delle sue tracce, si è deciso di optare per una cerchiatura “a cavi di acciaio” su più livelli. In questo modo l’intervento di consolidamento risulta efficace ma nel contempo anche poco invasivo. Anche per tutti gli altri trattamenti di restauro che si sono eseguiti sulle murature si è cercato di agire con la medesima filosofia: ridurre al minimo l’intervento cercando materiali e tecniche compatibili con quelli esistenti. Nello stesso tempo, però, si è cercato di rendere leggibile la struttura. (D.P)

1- La campagna diagnostica ed il monitoraggio sono stati condotti dal DICAT ( in particolare dal prof. S. Lagomarsino, dal prof. S. Podestà e dall’ing. E. Curti) e dalle indagini conoscitive e di rilievo condotte dal Dipartimento di Scienze dell’Architettura (DSA) dell’Università degli Studi di Genova (in particolare dal Prof. S. Musso, dalla Prof. D. Pittaluga, dall’Arch. V. Piquerez e dall’Arch. G. Caruso).
2- In particolare il progetto di restauro è stato portato avanti da chi scrive coordinando le diverse istituzioni coinvolte (Studio di progettazione ing. Patrone, impresa Pesce, Comune di Cogoleto, Università di Genova, facoltà di Architettura e facoltà di Ingegneria); un ringraziamento speciale va al consigliare comunale Luca Nanni per il suo aiuto in questa ardua opera di collaborazione fra i diversi interlocutori.