LABORATORIO

L’esperienza maturata nel restauro della Fornace Bianchi ha suggerito l’applicazioni delle tecniche di restauro anche in altri siti. Viene qui riportato un documento che, partendo dall’esperienza vissuta, propone analisi, metodi e risultati da applicare nelle aree archeologiche che manifestino problemi simili. La documentazione originale (testo in inglese) viene acclusa per coloro che volessero approfondire l’argomento.

L’articolo pone l’accento su tutte quelle aree esterne che si vogliono mantenere intatte riguardo alla loro portata informativa ma che, data la loro bassa resistenza agli agenti atmosferici dovuta alla scarsa coesione, necessitano di un consolidamento superficiale reso però difficoltoso dalla loro collocazione in aree costantemente umide.
L’esempio riportato nell’articolo riguarda la sperimentazione di stabilizzazione e protezione dal dilavamento da parte delle acque meteoriche di un deposito di calce all’interno dell’area di archeologia industriale della Fornace da calce Bianchi a Cogoleto (GE) (XIX sec.)
L’esperienza maturata dall’istituto ICVBC-CNR di Firenze riguardo alla conservazione delle superfici lapidee in condizioni ambientali costantemente umide quali quelle del deposito in oggetto, ha suggerito di proporre l’ applicazione di due prodotti inorganici, il fosfato di ammonio e l’ossalato di ammonio.
Entrambi i prodotti esplicano la loro azione trasformando la calcite, di cui e’ costituito il deposito di calce, in nuovi composti meno solubili rispetto alla calcite stessa, contribuendo ad un aumento della coesione (in particolare il fosfato). Inoltre garantiscono una maggiore affinita’ e compatibilita’ con il materiale oggetto dell’intervento rispetto ai prodotti organici normalmente utilizzati. La reazione può avvenire anche in ambiente umido
Il fosfato di ammonio e’ di recente studio e a contatto con il CaCO3 forma fosfato di calcio idrato (idrossiapatite). L’ossalato di ammonio, utilizzato come “passivante” delle superfici lapidee carbonatiche da alcuni decenni, forma ossalato di calcio. Per la prova di trattamento, sono state previste una zona campione dove applicare i due prodotti ed un’area di riferimento non trattata. Su queste aree campione sono state effettuate prove di variazione cromatica (colorimetria a riflessione), prove di coesione tramite DRMS (Drilling Resistance Measurement System) e, dove la morfologia della superficie lo ha consentito, prove di assorbimento di acqua tramite spugna di contatto.

INDUSTRIAL ARCHAEOLOGICAL SITES AND ARCHITECTONIC REMAINS: THE PROBLEM OF CONSOLIDATION IN HUMID AREAS
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